Gli eSport: cosa sono?
Sommario
Quando si sente o si legge la parola “sport”, ciò che balza subito alla mente, è la propria passione: che sia il calcio (lo sport più popolare in Italia) il basket, la pallavolo, gli scacchi; insomma: qualsiasi azione, magari a sfondo agonistico, che necessita di un sostanziale ammontar di energia per essere completata. Nei tempi odierni, il significato del lemma è rimasto invariato, ma è pur vero che lo stesso abbia accolto delle accezioni che in passato non avrebbero mai potuto essere concepite.
Tuttavia, per non creare confusione e distinguere lo sport tradizionale da quello “moderno”, o se vogliamo puntualizzare “tecnologico”, il termine è stato leggermente modificato ed è quindi divenuto “eSport”, ovvero degli sport aventi una sostanziale componente videoludica.
Sebbene il vocabolo sia sconosciuto ai più, plausibilmente ai medesimi che considerano sport soltanto quelli richiedenti una certa preparazione fisica, è in realtà il simbolo della moderna rivoluzione dell’industria dell’intrattenimento, la quale già dagli anni ’80, aveva avuto la brillante idea di organizzare il primo torneo di Esport nella storia, radunando più di duecento partecipanti provenienti da 37 paesi diversi.
Il premio per il vincitore avrebbe sfiorato i 130mila dollari: all’epoca, si trattava di una somma tutt’altro che esigua, anche se, paragonata ai premi di oggi, rasenta le briciole.
Gli eSport sono sport?
La risposta è sì, sotto ogni punto di vista. Qualora si prendesse in esame la preparazione di un videogiocatore e la si contestualizzasse, si scoprirebbe che le ore dedicate al perfezionamento delle tecniche e della tattica di gioco, sarebbe tutto fuorché elementare e semplice da ottenere. Proprio come un calciatore si allena diligentemente sul campo da calcio, un videogiocatore sfrutta ore e ore del suo tempo per migliorarsi e divenire un player d’élite.
Durante la partita, lo stesso avrà da pensare rapidamente e prendere decisioni veloci, poiché ciondolare per un solo secondo, sarebbe deleterio. Talora, le partite, o i match, sono così intensi, che il giocatore comincia seriamente a estinguere le energie fisiche. Inoltre, la tensione che si avverte in certi momenti, è pari a quella di un atleta professionista che partecipa a una gara importante.
Da un punto di vista economico, bisogna asserire quanto segue: il mondo degli eSport, durante l’ultimo anno (2020) ha generato circa un miliardo e mezzo di dollari attraverso le livestream delle diverse piattaforme, le partecipazioni dei giocatori (i quali hanno dovuto iscriversi) gli sponsor e i biglietti per assistere agli incontri.
Da qui, parte il collegamento con la strutturazione del complesso amministrante gli eSports. Sovente sono delle multinazionali ad organizzare tornei ed eventi, ricercando e ottenendo le sponsorizzazioni. Il pubblico può entrare all’interno dell’arena e assistere alle partite dei giocatori riprodotte su di uno schermo gigante.
Molti degli individui tra il pubblico sono proprio dei videogiocatori, i quali, in ammirazione dei pro-player, studiano da vicino le combo o le tattiche che utilizzano.
Gli eSports in Italia
Il panorama italiano ha vissuto un po’ in ritardo la rivoluzione videoludica, benché vengano ora organizzati numerosissimi tornei. I giochi più utilizzati negli scontri PvP (ovvero, nelle modalità “giocatore contro giocatore”) possono riassumersi in: giochi di calcio (come FIFA o PES), giochi di lotta (Streetfighter, Tekken, WWE) e giochi strategici e MOBA (Leaugue of Legends tra i più famosi).
A parteciparvi sono perlopiù ragazzi in età adolescenziale, nonostante siano presente numerosissimi giocatori nei loro venti e altrettanti, invece, nei trenta inoltrati. Le poste in palio sono generalmente delle cifre più che sostanziose, quantunque differiscano dai milioni di dollari disponibili nelle competizioni americane. Ciò aumenta sensibilmente la partecipazione dei videogiocatori, i quali, se abbastanza forti, potranno guadagnarsi il diritto di partecipare a campionati internazionali e mondiali.
Le recenti olimpiadi giapponesi di Tokyo, sono state anticipate da ben cinque tornei eSports indetti dallo stesso comitato olimpico. I videogiochi di cui i partecipanti hanno usufruito, non sono stati i soliti titoli blasonati, bensì simulazioni virtuali di ciclismo, baseball, canoa, corse automobilistiche e vela. Non sono di certo olimpiadi per eSport, ma ci stiamo palesemente avvicinando.
Conclusioni
Sembra una questione di tempo, prima che gli sport virtuali vengano riconosciuti dalla popolazione intera, più che dai comitati (i quali hanno già accettato benevolmente la cosa). Partecipare a un torneo di eSports è il sogno di molti, a prescindere dalle età. E vincerlo, poi… Sarebbe il coronamento di una vita.